Non è la prima volta che Kanye West prende posizioni controverse, ma le t-shirt White lives matter della Paris Fashion Week hanno sollevato molte proteste

white lives matter - neomag.

La Paris Fashion Week si è conclusa con numerose polemiche: Kanye West (o Ye, come preferisce essere chiamato il rapper) ha fatto sfilare t-shirt con il controverso slogan “White Lives Matter“, un calco del movimento “Black Lives Matter” nato nella comunità nera statunitense per protestare contro il razzismo e la violenza della polizia in seguito all’omicidio di George Floyd. Le t-shirt manifesto di West non sono piaciute a nessuno: né alla comunità afroamericana, né alla stampa contro cui lo stilista di Yeezy si è scagliato con violenza attaccando personalmente una giornalista di Vogue.

Le t-shirt hanno avuto l’arduo compito di spaccare il mondo della moda: dov’è il confine tra provocazione e offesa?

The YZY Experience

Più che sfilata quella di West potrebbe essere descritta come YZY Experience. Un pasticcio caotico di autogiustificazione, di raccoglimento e ambizione, lo scatto “White Lives Matter” ha causato lo shock dei presenti e mettendo in ombra gli abiti in passerella. Jaden Smith, tra il pubblico, è uscito. Così ha fatto Lynette Nylander, la scrittrice ed editrice Dazed. Il motivo per cui lo ha fatto? Nel backstage Ye ha rifiutato di fornire qualsiasi quadro teorico.

“Dice tutto”, ha detto West della maglietta.

Ma cosa dice esattamente? Chi può arrivare a credere davvero di potersi appropriare del linguaggio della violenza razziale con ironia? Può davvero uno stilista pensare che giorno la struttura del potere del bianco e nero sarà invertita e, dal momento che questa collezione rappresenta il futuro, pensare che questo è il mondo immaginato? Che voglia vedere davvero fino a che punto può spingersi senza preoccuparsi dei danni collaterali?
O che, come ha detto nel suo discorso sconclusionato all’inizio dello spettacolo,

“Non puoi gestirmi. Questa è una situazione ingestibile”. 

La sfilata “segreta” a Parigi

Per capire la tempesta che sta infuriando nel mondo della moda bisogna fare un passo indietro e tornare a lunedì sera, quando Kanye West ha presentato la nuova collezione YZYS9 a Parigi. Lo show ha segnato il ritorno di Ye alla fashion week, dopo aver collaborato con Balenciaga per la sfilata nel fango. Ventiquattr’ore dopo West è tornato protagonista nel ruolo di designer di Yeezy con una sfilata “segreta”, annunciata due ore prima a un gruppo ristretto di 50 invitati. Allo show ha partecipato anche Naomi Campbell, amica e musa del rapper stilista.

Sulla passerella sono apparse t-shirt con il volto di Giovanni Paolo II e con lo slogan “White Lives Matter”, indossata da una modella nera. Kanye West in passato aveva già sollevato polemiche definendo la schiavitù “una scelta” e schierandosi apertamente con Donald Trump. L’uso di uno slogan di destra, però, è stata per molti la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Lo slogan “le vite dei neri contano”, sottolinea oggi la stampa statunitense, non è mai stato uno slogan “antibianco”: lo scopo è sottolineare come le persone nere rischino di più quando sono in custodia. Lo slogan è stato ribaltato dalle frange di destra statunitensi in “White Lives Matter”, cioé le vite dei bianchi contano, e Ye lo ha ripreso in questa formula, offendendo larga parte della comunità a cui lui stesso appartiene.

Il mondo della moda non è estraneo alle provocazioni e alle polemiche, ma dov’è la linea tra dibattito e offesa razziale? Tra opinioni personali e attacchi gratuiti?