Serie Tv su Jeffrey Dahmer di Ryan Murphy per Netflix ha registrato il record di visualizzazioni con Evan Peters nei panni del cannibale di Milwaukee

Serie Tv su Jeffrey Dahmer - Neomag.

Il binomio tra Netflix e il true crime continua a mietere successi. Ne è un lampante esempio la serie tv su Jeffrey Dahmer in 10 episodi su Netflix che è ha registrato un numero impressionante di visualizzazioni.

La miniserie sul serial killer Jeffrey Dahmer, intitolata Dahmer – Mostro, ha infatti conquistato il podio delle serie più viste sulla piattaforma, dal lancio della scorsa settimana (precisamente, il 21 settembre), con ben 196,2 milioni di ore di visualizzazioni. Numeri record per il colosso di Los Gatos, per i social (su Twitter è stata la serie più discussa), ma anche per il suo creatore Ryan Murphy, che aveva già realizzato altri progetti per il servizio streaming, come Hollywood e Halston.

Un magistrale Evan Peters

La serie tv ha come protagonista un iconico Evan Peters ambientata nell’America rurale, dura e spessa ben lontana dal glamour degli anni ’80. È una serie che è vietata ai minori di 18 anni, con un disclaimer su contenuti forti come “sesso, violenza e abusi”. Eppure nonostante tutto questo, Dahmer è al primo posto della classifica di Netflix, diventando di fatto la serie più vista della settimana. Disponibile dal 21 settembre, subito ha creato molto scompiglio nella comunità dei social. Non solo per la sua eccessiva violenza, ma perché Dahmer rievoca (con diverse libertà) un fatto di cronaca nera che, a inizio degli anni ‘90, ha sconvolto la comunità del Milwaukee e tutti gli Stati Uniti per i 17 omicidi commessi.

Una storia vera che ancora oggi fa discutere l’opinione pubblica. Dahmer, però, non è solo la fotografia di un sadico serial killer, ma racconta anche le motivazioni che hanno spinto il ragazzo a compiere gli omicidi e, nello stesso tempo, si focalizza sulla noncuranza della polizia verso le vittime, più spesso vessate dalla stampa solo perché di colore e omosessuali. È una serie tv che vale la pena di essere ma con estrema parsimonia. Certamente non ci sentiamo di consigliarla per una sessione di binge watching.

La storia di Dahmer

Il protagonista della serie di Murphy è un uomo che vive nell’ombra, in un appartamento fetido e in quartiere malfamato. La vita di Dahmer (Evan Peters) è vuota, inutile e spenta. Fuma e beve tutto il giorno, e di notte cerca di circuire (con alcol e droghe) giovani ragazzi, preferibilmente di colore, per il suo rito macabro. Quando, con un pò di fortuna, uno di questi giovani riesce a fuggire, si scopre l’osceno segreto nascosto in casa. C’è del sangue secco sul letto, resti umani nel congelatore e ossa in avanzato stato di decomposizione. Oltre ad alcune Polaroid in cui le vittime sono state fotografate prima e dopo le violenze. Così il Milwaukee scopre la storia del silenzioso Jeffery che per anni, dal 1978 al 1991, ha ucciso ben 17 persone dopo ore di violenze e di vessazioni.

L’America resta terrorizzata da quell’uomo dai capelli biondi e dallo sguardo spento che per troppo tempo ha agito indisturbato. La serie comincia la narrazione con l’arresto del killer, proseguendo poi nella discesa negli Inferi e nella mente di uomo capace di indicibili crudeltà solo per saziare una voglia e un desiderio di possesso.

Dahmer - neomag.

Evan Peters da “brivido”

La storia di Dahmer raccontata da Ryan Murphy non ha fatto altro che prendere la cronaca e “abbellirla” con i meccanismi tipici di una serie tv. Non prende le parti di nessuno. Né delle vittime né del serial killer.

Non fa altro che raccontare i fatti così come sono accaduti, senza lesinare nei dettagli. Evan Peters è stato l’attore capace di entrare nel ruolo, nella mente e nelle subdole gesta di Jeoffrey. Già conosciuto agli amanti delle serie tv, non è la prima volta che interpreta personaggi criptici e scomodi. In Dahmer appare al meglio delle sue forze, portando in tv un personaggio complesso e che incute timore. Peters è gelido, è tenebroso, è sarcastico, è cupo, è diabolico.

È un vero mostro di cattiveria e, di fatto, interpreta forse il suo ruolo migliore.