Abbiamo raccolto le cinque più iconiche sfilate di Virgil Abloh da Louis Vuitton fatte nel corso degli anni che hanno lasciato un segno



È stata trasmessa a Parigi l’ultima collezione ideata da Virgil Abloh per Louis Vuitton. Un’esibizione molto importante perché postuma, data la scomparsa del designer di Chicago lo scorso 28 novembre.
L’uomo che da Pyrex Vision a Off-White ha saputo offrire un modello anticonformista di direttore creativo. Il tutto è avvenuto in un momento storico in cui questa figura aveva la necessità di una nuova identificazione. Allo stesso tempo ha contribuito a rendere la moda mainstream tramite un dialogo semplice, diretto e comprensibile da tutti, allontanandosi dall’idea di fashion industry come un mondo ristretto fuori dallo spazio e dal tempo.

Ha creato abiti capaci di adattarsi alla richiesta delle nuove generazioni e alla quotidianità; è stato il vero artefice della moda da strada, dell’hype, di un nuovo ideale di lusso.
In funzione della FW22 di Louis Vuitton, abbiamo raccolto per voi le più iconiche 5 sfilate di Abloh da Louis Vuitton.

Sfilata uomo SS19 del 21 giugno al Jardin de Palais Royal

La sfilata uomo SS19 del 21 giugno al Jardin de Palais Royal ha evidenziato l’inizio di una nuova era per Louis Vuitton, un evento culturale per la storia della moda. Teatro di momenti iconici come Kid Cudi in passerella e l’emozionante abbraccio tra Abloh e Kanye West.

Adornata da abiti sofisticati e sartoriali con pantaloni larghi e giacche doppiopetto, la collezione iniziata con una serie di outfit completamente bianchi per poi mutarsi in un misto di colori cangianti: cappotti da aviatore in montone, silhouettes ispirate all’abbigliamento sportivo, camice quotidiane e pantaloni in stile combat. Il tutto è stato indossato sulla passerella da personaggi come Playboi Carti, Steve Lacy, Theophilus London, Dev Hynes, A$AP Nast, Octavian, il pittore Lucien Smith, l’artista Blondey McCoy e il pattinatore professionista Lucien Clarke.

Il maglione a intreccio “Wizard of Oz” rimane ad oggi uno dei capi più riconosciuti di tutte le sue collezioni. Sulla sinfonia del brano pubblicato da Kanye “I Thought About Killing You” veniva distribuito agli ospiti seduti l’opuscolo dello spettacolo, considerato un vero e proprio vocabolario secondo Virgil Abloh all’interno del quale venivano predisposte le definizioni di termini come collaborazione, designer e streetwear.

Lo show della FW20

Per lo show FW20 di Vuitton, Abloh pensò di esprimere la sua opinione su un argomento che non aveva ancora analizzato prima e alla base della struttura dell’abbigliamento maschile. Il set coordinato che noi tutti ci immaginiamo come l’insieme di giacca + pantalone formale, cravatta e camicia aderente viene arricchito da bottoni gioiello, borse da viaggio multitasking, bretelle regolabili e blazer.

Abloh per diverso tempo ha analizzato i ragazzi che vedeva in viaggio, i lavoratori sempre di fretta per le strade carichi di borse e in tailleur e dunque ha pensato a una classica uniforme da ufficio per uomo. Un invito dunque a vivere le situazioni della vita con più calma e ad isolarsi per un po’ dalla velocità stressante a cui viaggia il mondo.

La SS21 di Louis Vuitton realizzata da Abloh

La SS21 è stata una delle collezioni più spumeggianti prodotta da Abloh: motivi allucinogeni, pattern a contrasto, vignette ironiche, colori sgargianti. Ma ciò che ha davvero caratterizzato questa collezione è stato il pelouche di un orsetto, applicato a giacche blu elettrico e giallo canarino o portato in mano dei modelli. È chiamato “Doudou” e non è stato soltanto un pupazzo simbolo della sfilata, ma la risposta alle diverse accuse di plagio scosse dal designer belga Walter Van Beirendonck a Virgil Abloh.

Un icona portavoce di diversi significati che si riempiono e si confondono tra di loro e che restano però in segreto.
Abloh su Instagram precisava come l’orsetto fosse stato disegnato da Keith Warren ispiratosi al romanzo cult a tema LGBT “Ritorno a Brideshead” mentre in un racconto di sette pagine sulle sue origine africane, narrava di quando in un negozio di giocattoli parigino si era intravisto in uno specchio con le tasche piene di pupazzi di ogni forma e colore per i suoi figli e si era ricordato delle maschere scolpite e bambole tradizionali del Ghana.

La sfilata della FW21

“Da bambini, i nostri sogni e le nostre aspirazioni sono personificati da archetipi”

Ha scritto Abloh nelle note dello spettacolo, spiegando che la sua intenzione era di esplorare

“le supposizioni che facciamo sulle persone in base al modo in cui si vestono: sul loro background culturale, genere, e sessualità”.

Rivivendo i personaggi iconici della nostra società come l’uomo d’affari, l’artista, il venditore e il vagabondo, il risultato è un’offerta che fronteggia i codici di genere e rende i modelli difficili da classificare. Soprabiti con spalle larghe bottoni a forma di aeroplano, pelli a stampa monogrammata elaborata in borsa a forma di jet e valigie metalliche. Ancora, tartan scozzese, capelli da cowboy, gonne sovrapposte a pantaloni e giacche versatili. L’apice della collezione però sono state due giacche costruite come versioni Pop-up dei grattacieli di Parigi e New York. La questione sull’impossessamento culturale nella moda viene gestita da Abloh con un mash up: gli elementi che si tengono insieme senza sintetizzarsi e senza eliminarsi, ma qualcosa del tutto innovativo. La coesistenza di cose diverse, diventa impossibile se si fa riferimento alla polemica sull’impossessamento culturale, il designer sintetizza il concetto in “Tourist vs Purist” un aforisma che vive sulle borse o sulle giacche Vuitton. Il turista è colui che non appartiene a un determinato universo bensì ne è stato escluso dai nativi(puristi)di una cultura.

L’ultima sfilata di Virgil Abloh per Louis Vuitton

È andata in onda martedì 30 novembre al Miami Marine Stadium l’ultima sfilata di Virgil Abloh per Louis Vuitton.
Il risultato della collezione uomo SS22 della Maison è sembrato essere il resoconto del lavoro di Abloh nella casa francese. Perché lì c’erano  tutti quelli che con Virgil Abloh avevano condiviso una vita incredibile, Kid Cudi in passerella, ma anche Ye, Pharrell, Jerry Lorenzo, Don C, Samuel Ross, Matthew Williams, Sean Wotherspoon e tantissimi altri ancora.

Qualcuno l’ha definito un esequie, un ultimo addio per regalare il giusto contributo al lavoro di Abloh, ma probabilmente sarebbe meglio dire che è stata la chiusura di un circolo iniziato nel 2009 alla Paris Fashion Week. A uscire a fine passerella, la schiera di collaboratori dell’ufficio stile, con indosso una t-shirt singolare firmata Louis Vuitton Miami. A seguire colorati fuochi d’artificio sullo sfondo della monumentale statua di Abloh collocata fra la zona sfilata e la location del concerto post-evento, che sembrava determinare la mongolfiera rossa con il monogramma LV mentre tirava le sue funi senza sosta.