Si può amare la serie The Last of Us senza aver mai giocato al videogame e trattando di un tema come gli Zombie? Per noi la risposta è assolutamente si

serie Last of Us - Neomag .

L’altro giorno abbiamo iniziato a guardare la serie The Last of Us su Sky, il fenomeno di cui tutti parlano. Facciamo una piccola premessa: Nessuno di noi ha mai giocato al videogame da cui è tratta la serie, quindi ci siamo appassionati alla storia di storia di Joel e Ellie vedendoli per la prima volta con i volti di Pedro Pascal e Bella Ramsey. La storia è abbastanza semplice: un virus, anzi un fungo, di cui non si conosce l’origine, infetta tutto il mondo. L’umanità e le sue convenzioni crollano nel giro di pochi giorni, in un’apocalisse senza ritorno. In ogni puntata della serie si viene gettati in un mondo futuro, si combatte con questi due sopravvissuti, ci si affeziona alle storie che vengono raccontate. Quindi, possiamo effettivamente dire che pur non avendo mai giocato a The Last of Us, si può amare visceralmente la serie. E’ da considerarsi un effettivo capolavoro seriale.

Joel e Ellie - Neomag.

Serie su Zombie

La serie The Last Of Us non è assolutamente la serie sugli Zombie cui siamo abituati, come ad esempio The Walking Dead. E’ da considerarsi un prodotto seriale completamente nuovo così come, 10 anni fa, fu qualcosa di innovativo il videogame. Racconta una realtà che non è difficile immaginare, in cui le armi scarseggiano, in cui tutti cercano di sopravvivere ricercando un barlume di normalità, dove ti accorgi, sempre più spesso, che i veri antagonisti non sono gli zombie, bensì tutti gli altri, quelli che come i protagonisti sono rimasti umani e cercano di sopravvivere.

Guardando le puntate, effettivamente, ti accorgi che se arrivasse un’apocalisse è molto probabile che l’umanità possa finire così. Per questo si riesce a empatizzare velocemente con i due protagonisti e il legame che si crea ed evolve tra loro. È vero, ed è tangibile. Joel, un uomo di mezz’età indurito e disincantato, ed Ellie, una ragazzina sfrontata e decisa, che attraversano gli Stati Uniti in cerca di una speranza a cui nessuno dei due sembra credere fino in fondo.

The last of us - Neomag.

La sfida accolta dalla serie

La sfida accolta da The last of us era quella di non cadere nella monotonia di uno scenario simile, se non identico, a quello di altri prodotti ce trattavano la stessa tematica. Chi ha guardato la serie potrà concordare con il fatto che il prodotto finale ha vinto la sfida, spiegando la teoria del virus-fungo che ha infettato il mondo. Basti pensare che la storia raccontata doveva essere così convincente che sul set si era arrivati al punto di vietare a tutti – troupe e cast compresi – di riferirsi agli infetti come “zombie”.

In The Last Of Us quello che vince sono i sentimenti, che hanno fatto esplodere in episodi che sono già un cult, come il terzo intitolato “Long Long Time”, dopo il quale se non vi viene da piangere, e anche “When We Are In Need”, ottavo episodio, nel quale mettono in scena uno dei personaggi più crudeli, allegorici e veri visti da tempo a questa parte in una serie.

Ovviamente toccano il cuore anche le interpretazioni da Oscar di Pedro Pascal nel ruolo di Joel e Bella Ramsey in quello di Ellie. La profondità della loro recitazione ha effettivamente tirato fuori il dramma di vivere in un mondo nuovo e difficile. Bella Ramsey è riuscita a portare in scena una Ellie decisa, indipendente, come se fosse la versione odierna delle nostre eroine. Pedro Pascal, dal canto suo, ha dato una tridimensionalità ottima al personaggio di Joel. Hanno così reso Joel e Ellie due persone vere, in cui rispecchiarsi, con le loro tensioni morali e la disperata incapacità di fidarsi di qualcun altro, il loro bisogno di una famiglia, di non rimanere da soli mai.

The last of us - Neomag.

Una serie tv epica

Gli sceneggiatori Neil e Craig hanno dichiarato:

“Se una scena d’azione non ci permetteva di raccontare qualcosa di un personaggio, di farlo evolvere, allora per noi era un taglio facile”.

Possiamo quindi concludere con l’idea che, effettivamente, The last of us sia un capolavoro senza precedenti? Ovviamente si.

Una serie che si può amare anche non avendo mai giocato al gioco. Sfidiamo chiunque a rimanere insensibile ai dialoghi tra Ellie e Joel, alle vicissitudini di queste due anime perdute che ritrovano nella loro odissea una nuova scintilla vitale, passando da sofferenze indicibili eppure andando avanti, mossi prima da uno scopo e in un secondo momento dalla mera appartenenza l’un l’altro. Ben scritta, ben recitata capace di suscitare empatia. Ci ricorda che la nostra salvezza sono gli altri, è il sentirsi parte di qualcosa. Basta essere in due per sentirsi protetti da quello che c’è là fuori. Basta essere in due per trovare il coraggio di lottare e resistere.

Da vedere.