Corse sfrenate, acrobazie da paura e una famiglia atipica sono le caratteristiche della saga di Fast and Furious, un grande esempio di intrattenimento surreale ed emozionante
È uscito in sala Fast X, l’ultimo capitolo della saga rombante più famosa del cinema, che da oltre vent’anni si conferma una certezza tra i blockbuster hollywoodiani.
Vent’anni di corse sfrenate, di automobili a prova di urto, di scontri e alleanze tra i membri della “famiglia”, hanno occupato lo schermo cinematografico con dieci capitoli emozionanti e surreali (undici se consideriamo lo spin-off Fast & Furious – Hobbs & Shaw), che hanno consacrato l’intero progetto come un genere a parte, un cult generazionale destinato a restare per sempre nell’immaginario collettivo.
Da quel primo Fast and Furious (2001), diretto da Rob Cohen, poco è cambiato a livello narrativo, le dinamiche sono più o meno le stesse e il contesto in cui si muovono i personaggi ruota sempre attorno alle gare clandestine e alle coreografie su quattro ruote. Ma ciò che continua a stupire è la messa in scena, diventata con il passare degli anni sempre più sbalorditiva e al limite dell’assurdo, grazie anche ai progressi straordinari della computer grafica.
E forse è proprio questa la chiave del successo della saga: un racconto che rimane fedele a sé stesso, esaltato da un’esperienza di visione al cardiopalma, capace di regalare al pubblico dei momenti iconici a tutta velocità e dei personaggi impossibili da dimenticare.
Una famiglia è per sempre
Fast and Furious non esiste senza il suo protagonista: Dominic “Dom” Toretto, interpretato da Vin Diesel, è l’eroe senza paura, ma con qualche macchia, che ha sposato uno stile di vita ad alto rischio, un’esistenza leggendaria tra auto e corse in cui il successo si misura “un quarto di miglio alla volta“. Ma nelle sue imprese e competizioni ad estrema velocità non è mai solo: la “famiglia”, il suo team di amici fedeli e di familiari da proteggere, è il vero cuore pulsante dell’intera saga, che mette al centro di ogni suo capitolo i legami personali, l’affetto eterno, vecchio e nuovo tra i piloti clandestini.
Da quello che lega Toretto alla sua automobile, l’iconica Dodge Charger nera del 1970, allo speciale rapporto con il suo alleato dei primi capitoli, l’ex agente di polizia Brian O’Conner, interpretato da Paul Walker: ogni film ci ha raccontato la nascita e la crescita dei rapporti umani che legano tutti i membri della squadra, tra cui spiccano Letty (Michelle Rodriguez), compagna di vita e di avventure, la sorella Mia (Jordana Brewster), Han e Tej, fino a Luke (Dwayne Johnson) e Jakob Toretto, fratello minore interpretato da John Cena.
Siamo di fronte ad una famiglia atipica, certo disfunzionale, ma in cui ogni spettatore si sente accolto e mai tradito, sviluppando un legame di empatia, fratellanza e di rispetto del diverso, di cui i personaggi si sono sempre fatti portavoce. Non è un caso se, arrivati al decimo capitolo, la saga continua a riscuotere un successo straordinario, parlando ad un pubblico che cresce come crescono i protagonisti delle vicende, e impara a costruirsi il suo spazio nel mondo.
10 capitoli di acrobazie in giro per il mondo
Patiti o no dell’universo automobilistico, abbiamo tutti imparato, da quel primo capitolo nel 2001, ad affezionarci non solo alle vicende di Dom e degli altri personaggi, ma ad assorbire piano piano quella filosofia di vita che ci spinge a vivere il presente e a godere di ogni piccolo momento.
Tra gare di velocità sempre più complesse, tra un’acrobazia e l’altra su quattro ruote, ogni film ha contribuito a costruire un ciclo narrativo unico nel suo genere, che si è adattato alle esigenze sempre più stringenti del pubblico mainstream, affamato di sorprese ed emozioni forti. Sotto questo aspetto non c’è di che lamentarsi: la saga F&F non ha mai smesso di curare la sua anima action, elaborando coreografie mozzafiato e aggiungendo dei villain sempre affascinanti, una forte presenza femminile e girando il mondo in lungo e in largo. Non a caso l’ultima fatica del franchise, Fast X di Louis Leterrier, è ambientata a Roma, ma abbiamo viaggiato per l’intero Pianeta, da Los Angeles a Rio de Janeiro, da New York a Tokyo.
Spesso scambiato come esempio scadente di cinema, Fast and Furious è in realtà uno straordinario esempio di come la Settima Arte riesce, grazie alle sue storie e alla costruzione dei personaggi, di colpire dritto al cuore degli spettatori, a prescindere da quando ci risulti vicino il mondo rappresentato. Merito ancora più grande è esserci riuscito per così tanto tempo: vent’anni di intrattenimento puro, senza fronzoli o sovrastrutture, un racconto capace di arrivare a chiunque e, per questo, che merita di essere amato per ciò che è.