I libri sono i nuovi accessori moda da portare addosso, e c’è già chi viene pagato per sceglierli: il book stylist. Ecco cosa sappiamo su questa professione

book stylist - neomag.

“Che cos’è un book stylist?”.

Questa è la domanda che il mondo della moda si sta ponendo nelle ultime ore. Al momento una figura professionale avvolta dal mistero, almeno ai molti.

Se c’è qualcuno che sa la risposta, probabilmente, è perché ha letto l’articolo uscito il 18 aprile su The New York Times dove si parla di questa figura professionale a metà strada tra il nuovo e il mitologico, suppostamente identificata in Karah Preiss, co-fondatrice del book club Belletrist che collabora con il brand Valentino alla campagna “The Narratives”, giunta ora al secondo capitolo e ancora una volta creata con le parole di alcuni scrittori famosi tra cui Michel Cunningham, Andrew Sean Greer e Emily Ratajkowski.



libri nella sfilata - neomag.

Quindi cosa fa un Book Stylist?

Un book stylist aiuta le modelle e le celebrities a scegliere e tenere in mano, o in tasca, o nella borsetta, ma facendo in modo che sia visibile, il libro giusto, quello di cui si parla o si deve parlare. Lo fa per i paparazzi, per far si che quelle stesse star vengano fotografate con il libro giusto, adatto al particolare momento storico, per aggiungere profondità e cultura all’immagine del Vip.

Possiamo già annoverare diversi esempi: c’è Gigi Hadid che esce da uno show della Milano Fashion Week, nel 2019, stringendo una copia dello “Straniero” di Albert Camus al posto della clutch; c’è Kendall Jenner in bikini su uno yacht, fotografata mentre legge “Stanotte sono un’altra” di Chelsea Hodson. Nell’articolo sono poi citate sfilate come quella maschile di Etro, che per l’A/I 2022-23 ha “accessoriato” i modelli in passerella con libri delle edizioni Adelphi. Ma si parla pure dei seguitissimi book club di alcune celebrities e top model, come Reese WhiterspoonKaia Gerber o Emma Roberts.

Il libro è il nuovo accessorio Must have?

Nell’articolo del New York Times, ipotizzando che il libro sia il nuovo must have, ci si chiede se sia “scandaloso” considerarlo alla stregua di un qualsiasi altro accessorio di moda per un look da immortalare e consegnare ai media.

Preiss ci ricorda che l’industria editoriale deve vendere libri, non borsette, e che quindi non c’è nulla di male a promuoverli anche come oggetti cool col rischio implicito di incentivarne la lettura. “Chiedete a qualsiasi scrittore se gli dispiace, magari, che Gigi o Kendall leggano un suo libro”, provoca Preiss.

Ma  per molti il dubbio resta: la lettura è una delle poche attività solitarie e private, e forse sbandierarla a favore di obiettivo sembra finzione.