Elvis di Baz Luhrmann è un affresco grandioso sull’immortale rocker di Tupelo che affascinò il mondo con il suo talento

Tre aggettivi per definire il film Elvis di Baz Luhrmann? Strepitoso, ipnotico, ubriacante, sono quelli che meglio lo descrivono.
Quella che vediamo nel nuovo film di Luhrmann è un magnifico ritratto-anti-biopic del grande rocker americano Elvis Presley. Ci troviamo davanti ad un musical rock che trascina lo spettatore in un vortice di avventure su e giù dal palco, scalate di classifiche, eccessi, balli e pasticche. Proprio come è accaduto per Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody allo stesso modo l’icona del re del Pop viene rivelata a metà strada tra verità e artificiosità.
Trama e cast
Tra flashforward e flashback nel film assistiamo alla scoperta e all’ascesa di Elvis Aaron Presley, qui interpretato da uno straordinario Austin Butler.
Il “Colonnello” Parker (Tom Hanks), ex imbonitore di carnival americani (le fiere con attrazioni e freak), si è reinventato manager di musicisti. Vede le potenzialità del giovane rocker Presley, che canta come un nero. Gli fa firmare un contratto. Tra i due nasce un rapporto quasi “faustiano”, che diventerà di amore e odio.
Il rocker scala le classifiche, ma i benpensanti vorrebbero arginarne la “carica erotica”. Il Colonnello è sempre per assecondare, con furbizia opportunistica, le autorità. Il Re, invece, segue l’istinto di muoversi ancheggiando.
Assistiamo alle stelle e alla polvere in cui si ritrova. L’arresto, il servizio militare in Europa, l’amore viscerale per Priscilla (Olivia DeJonge), poi tradita. E per la figlioletta Lisa Marie. Il successo sul grande schermo, come attore di Hollywood.
Infine, il declino e ancora la risalita. Un film spettacolare con una trama ben curata.


L’ancheggiare di Elvis
Quello che emerge guardando la pellicola è l’irrefrenabile urgenza di ballare sulle note del rock ‘n’ roll. Come ha osservato Bruce Springsteen: «Elvis freed our body, Dylan freed our mind». Elvis ha liberato il nostro corpo, Dylan la nostra mente. Il “King”, il re, ci ha insegnato a ballare, a liberare lo spirito rock che è in noi. A muoverci, scatenarci al ritmo rock, rendere sexy la nostra postura danzante.
- «Il “nuovo” Elvis può suonare e cantare, basta che non ancheggi…».
È un dialogo cruciale del luccicante Elvis luhrmanniano. La recita il “Colonnello” Parker prima di un concerto a Los Angeles (28 ottobre 1957). Si presume infatti che Elvis non si muova “provocatoriamente” per assecondare il pensiero dominante…Come una scimmietta ammaestrata dovrebbe semplicemente cantare e suonare senza mosse sexy e provocanti. Per i politicanti dell’epoca e l’FBI il rocker infatti balla «come un negro» e «istiga alla dissolutezza».
Elvis, invece, quella notte ancheggerà di nuovo, violando così l’ordine pubblico e provocando la reazione violenta della polizia. Finisce in galera per quel semplice gesto di “ribellione” del corpo alla presunta educazione e presunto decoro. Un gesto che, anni dopo, ha cambiato la storia della musica.
Da vedere.
