Al suo esordio da regista, il film di Paola Cortellesi è una commedia drammatica, toccante e sorprendente, che è già diventata il film italiano più visto dell’anno

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Nel 2023, nel cinema italiano è avvenuto un piccolo miracolo: dopo anni di incassi sconfortanti, di sale vuote e di operazioni commerciali che hanno fatto fiasco, un nuovo film ha ottenuto un inaspettato successo, dominando il box-office italiano contro i colossi Me contro Te, l’ultimo capitolo della saga splatter Saw X e le super-eroine di The Marvels.

C’è ancora domani (suona come una speranza anche per il cinema italiano) è il film di Paola Cortellesi, per la prima volta davanti e dietro la macchina da presa con una storia di violenza di genere e ribellione che in brevissimo tempo, e grazie al continuo passaparola, ha preso la forma di un vero fenomeno popolare di cui osserviamo pian piano i progressi con la bocca spalancata dalla sorpresa.

Con un incasso d’esordio di circa 3,5 milioni nel primo weekend, a tre settimane dall’uscita C’è ancora domani ha superato i 13 milioni di euro, diventando a tutti gli effetti il film italiano più visto dell’anno. Non facciamoci illusioni: siamo ben lontani dall’effetto vulcanico provocato l’estate scorsa da Barbie, ma un risultato così eclatante non si vedeva da tempo nel cinema italiano ed è importante analizzarne i motivi. Qual è il segreto di questo enorme successo?

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La trama

Al centro della storia c’è Delia: non una bambola bionda in crisi di identità, ma una casalinga romana che si arrabatta tra punture a domicilio e biancheria da rammendare per tirare avanti fronteggiando la povertà lasciata dalla Seconda Guerra Mondiale.

Moglie, madre, nuora, la vita di Delia è confinata in questi tre ruoli, sottomessa alle ripetute violenze da parte del marito Ivano, alle angherie del suocero scorbutico, all’apprensione per l’imminente matrimonio della primogenita e alle discriminazioni che cominciano dentro casa e si propagano tra le rovine del quartiere di Testaccio. Ma tra la miseria del Dopoguerra e una storia che sembra già scritta, risuonano gli echi di un cambiamento che incombe. È il 1946: le donne voteranno di lì a poco per la prima volta e Delia ha solo un’occasione per fuggire.

Valerio Mastandrea_Neomag

Una Storia di tutte e tutti

Quella di Delia è una storia comune, di tante donne, mogli e madri incastrate in un destino già scritto e ingannate dalla promessa di un amore finché morte non vi separi.

Il film si apre con uno schiaffo, uno dei tanti che scandiscono la vita di Delia, che suona come il ciak che dà inizio al racconto. Un racconto in cui la violenza sulle donne ha preso il posto delle carezze e delle parole, in cui una botta vale come un buongiorno e assume i contorni di una routine da cui è impossibile fuggire. Viene spontaneo empatizzare con lei, provare persino rabbia per la sua rassegnazione e ribollire sulla poltroncina della sala cinematografica sperando di vedere una scintilla di ribellione.

Forse segno dello spirito dei tempi, C’è ancora domani suona oggi profondamente vivido e attuale: Delia è un’eroina inconsapevole, è la portavoce silenziosa di un incubo quotidiano che al suono di Sta’ zitta e Non sono discussioni che ti competono ritrae la condizione femminile di quegli anni.

Ciò che colpisce del film di Paola Cortellesi è la straordinaria universalità del racconto, che raggiunge il pubblico di ogni età diventando una storia di tutte e di tutti.

È la Storia con la S maiuscola che riguarda tanto le donne quanto gli uomini. Quella visione patriarcale che Ivano ha appreso da suo padre e suo padre da suo padre. Alzi la mano chi, tra le scene di violenza fisica e psicologica di cui Delia è vittima, non ha rivisto la propria nonna o madre, riconosciuto quei comportamenti e linguaggi di cui è stato testimone e riconoscere la paura che la propria figlia riviva lo stesso incubo.

Ad aumentare il coinvolgimento del pubblico e l’empatia verso la protagonista è anche l’uso del registro della commedia, una scelta atipica in netto contrasto con il bianco e nero delle immagini, che funge da ponte tra ieri e oggi, tra le nostre nonne e noi stessi.

la cortellesi in C'è ancora domani_Neomag1

Neorealismo Rock

La fotografia in bianco e nero, pulita e luminosa, le carrellate tra le vie di Roma, le inquadrature negli interni delle case popolari, richiamano evidentemente ai fasti del Neorealismo italiano, quella corrente cinematografica che raccontava il Dopoguerra mostrandone le rovine e le fatiche degli italiani. Difficile non pensare ad Anna Magnani che, in Bellissima di Luchino Visconti, proprio come Delia, andava di casa in casa per fare le punture ai malati e “portare a casa” qualche soldo in più. Ma non scambiatelo per un film celebrativo.

C’è ancora domani è un film anti-nostalgico, che rilegge il passato utilizzando la lente del domani, mettendone in luce le criticità senza vittimismo, con momenti comici irresistibili, coreografie inaspettate e l’uso di canzoni contemporanee come La sera dei miracoli di Lucio Dalla o B.O.B. – Bombs over Baghdad degli Outkast, anche nei momenti più drammatici. Le scene di violenza infatti non sono morbose o pornografiche: le botte si mescolano ai passi di danza creando un effetto straniante nel pubblico, che percepisce doppiamente la tensione del momento osservando i maltrattamenti da lontano, come dei vicini di casa che sbirciano dalla finestra.

Emanuela Fanelli_Neomag

Un film di maschere

Merito del successo del film è indubbiamente anche la scelta del cast, che unisce volti molto amati del cinema italiano a stelle in ascesa e attori esordienti che creano la cornice di un dramma corale intergenerazionale. Sì, perché C’è ancora domani è un film di volti, anzi di maschere: a partire dalla stessa Paola Cortellesi e da Ivano, interpretato da Valerio Mastandrea, fino ai personaggi secondari che gravitano attorno alla vita di Delia. La mitica Emanuela Fanelli nei panni di Marisa, la scoppiettante fruttivendola e amica fidata della protagonista, la giovane Romana Maggiora Vergano che dà il volto alla figlia Marcella, Giorgio Colangeli che interpreta il burbero suocero da accudire in casa e Vinicio Marchioni in un ruolo che non vi anticiperemo, sono come le maschere della Commedia dell’arte che rendono C’è ancora domani un film nazional-popolare, che parla a tutti e colpisce al cuore.

Il film è uscito in tutte le sale italiane solo da pochi mesi eppure Delia è già uno di quei personaggi che con la loro forza e personalità raccontano un paese intero. Forse è ancora presto per guardare al domani, ma il grande successo ottenuto finora è segno che qualcosa si muove anche nel nostro cinema. Ed è una buona notizia per tutti.