Sui social tutti si sentono crititici di moda e spopolano i video sulle sfilate. Ma cosa distingue un’opinione dalla critica di un esperto?
Sono trascorsi un po’ di anni da quando, con l’uscita del film “Il Diavolo veste Prada“, un’intera generazione di appassionati di moda ha iniziato a sognare di poter diventare redattore o critico. Eppure, ancora oggi, in molti aspirano ad entrare nella cerchia degli insider partecipando ai front row delle sfilate e magari scrivendo articoli per prestigiose riviste.
Con l’avvento dei social tutto questo è diventato più semplice. Tutti si sentono esperti di moda. Chiunque dal proprio smartphone può commentare l’ultima collezione vista in passerella e raggiungere un pubblico potenzialmente infinito. Questo processo di democratizzazione della critica di moda ha dato spazio ad una molteplicità di voci ignorate dai media tradizionali. Sono nati così i “fashion commentator“.
@youaremylemonade Sarebbe bellissimo prendere a spallate la gente con quella giacca
♬ suono originale - Francesca Busi
Chi sono i fashion commentator
Essi sono nuova generazione di critici di moda che in rete ha creato la propria community realizzando video sulle tendenze di stagione o sui look delle celebrities. La caratteristica principale di questi nuovi critici è l’uso di un linguaggio più semplice, arricchito da meme, e di una visione sincera. Un esempio è l’account di Hanan Besovic, con ben 334 mila follower. O ancora, quello del designer di gioielli Luigi Giaretti, il quale è diventato virale con i suoi “fashion roast”, dei video pungenti in cui commenta i look delle star.
Questi commentatori online hanno una forte influenza. Infatti, secondo un report realizzato da Karla Otto e Lefty, i sopracitati Besovic e Meagher hanno generato rispettivamente $1,8 e $1,2 milioni di valore pubblicitario con i loro contenuti.
@oldloserinbrooklyn Lana del rey in custom alexander mcqueen from the archives #lanadelrey #metgala #metgala2024 #alexandermcqueen ♬ original sound - Mandy Lee
Il legame con i brand
L’influenza dei fashion commentator impatta anche sulla percezione dei brand da parte del pubblico social. E per questo, alcuni brand come Gucci, Marni, Balmain, invitano i creator agli eventi della fashion week per realizzare contenuti ad hoc. Tuttavia, questa vicinanza tra creator e marchi presenta delle complessità. Infatti, se è vero che il legame tra il brand e il critico ha una positiva esposizione mediatica per entrambi, dall’altra solleva delle questioni circa la trasparenza e l’autenticità del commentatore.
Quest’ultimo deve quindi saper equilibrare la propria influenza ai propri valori e alle aspettative dei suoi seguaci.
@luigigiaretti Io non so se Miss Dior pianga, ma sicuramente noi si. Questa sfilata è il chiaro segnale che da Dior manchi qualcosa e ci auguriamo tutti un cambiamento (in positivo). #pfw ♬ original sound - luigigiaretti
Non siamo tutti critici di moda – anche se vorremmo!
A questo punto la domanda sorge spontanea: commentare una sfilata pubblicamente sui social significa essere critici di moda?
Prima di rispondere, bisogna sottolineare che la visibilità offerta dai social ha avuto molti effetti positivi. Primo fra tutti quello di far notare persone competenti. Un esempio è Mandy Lee, trend forecaster di professione da 7 anni, che ha avuto maggiore successo condividendo il suo lavoro su Tik Tok.
D’altra parte però con così tante voci che si esprimono sul mondo della moda, diventa difficile distinguere opinioni valide da contenuti superficiali o sensazionalistici. Una critica di moda ben strutturata va oltre il semplice gusto personale: analizza e contestualizza un capo o una collezione all’interno di una conversazione culturale e storica più ampia. Al contrario, un’opinione può basarsi su preferenze soggettive, senza richiedere una comprensione approfondita del settore. In sintesi, chiunque può tentare di fare critica di moda, ma non tutte le opinioni hanno lo stesso peso o autorevolezza.