In un’epoca in cui le logiche lavorative sono messe in discussione, arrivano le serie tv ambientate sul posto di lavoro di successo!

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Non è passato molto tempo da quando le piattaforme di streaming hanno invaso la quotidianità, e più passa il tempo più il mondo delle serie tv diventa florido ed eterogeneo, sfornando una quantità sempre maggiore di prodotti interessanti e innovativi. Se in passato il cinema e la televisione erano lo specchio luminoso della società in cui vivevamo, nell’età moderna è senza dubbio la serialità il mezzo privilegiato per raccontare i cambiamenti e le ideologie che stanno scuotendo il mondo contemporaneo.

All’alba di un nuovo ventennio, un genere più fresco sta sorgendo all’orizzonte e sta piano piano conquistando il pubblico di ogni parte del Pianeta: la workplace Tv. Si tratta delle serie tv ambientate sul posto di lavoro, una tipologia di racconto a episodi che ha già collezionato numerosi riconoscimenti nel passato del piccolo schermo; basti pensare ai medici che ci hanno fatto emozionare, come l’equipe di Grey’s Anatomy, la squadra di E.R. o il cinico Dottor House, ma da quegli show che ci hanno emozionato nei primi anni 2000 qualcosa sta cambiando.

Alla base della rinascita e del successo di questo filone drammaturgico c’è il momento storico che stiamo attraversando, una spirale di importanti cambiamenti sociali, politici e di linguaggi, che ha trovato nel recente periodo pandemico una nuova linfa vitale.

Gli ultimi tre anni hanno portato una forte rivoluzione ideologica del concetto di lavoro: passare tanto tempo dentro le mura di casa, la novità dello smartworking, la paura di essere inghiottiti dal vortice della produttività, hanno influito in maniera sostanziale sul benessere delle persone, non più intenzionate a sacrificare la propria vita per un impiego soffocante. I grandi licenziamenti, le lotte per salari più adeguati, sperimentazioni su orari più “umani”, hanno colpito l’Italia e tanti altri paesi nel mondo con una forza dirompente, rendendo questa insofferenza collettiva un fruttuoso materiale di narrazione per il piccolo schermo.

Come scrisse Carrie Battan in un articolo sul New Yorker

«Mentre nella vita vera l’ufficio diventa sempre meno attraente, in televisione, l’ufficio sta diventando il miglior posto possibile».

E la workplace Tv si è presentata come la risposta perfetta al crescente bisogno di un racconto del lavoro che sia fedele allo spirito del tempo.

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Tante commedie e poco drama

In realtà, le serie tv ambientate tra uffici, corridoi e uniformi sono sempre esistite; ne sono un esempio la pluripremiata Mad Men, sull’industria pubblicitaria degli anni ‘60, e la più recente Chicago Fire, che segue le missioni di un gruppo di vigili del fuoco. Ma si trattava ancora di pochi casi isolati. È interessante invece notare come i primi pionieri della workplace Tv hanno trovato nel genere comedy il miglior palcoscenico in cui raccontare il rapporto uomo-lavoro.

Inesperti come J.D. nel tragicomico ospedale di Scrubs, tra le scrivanie della Dunder Mifflin di The Office, nella centrale di polizia di Brooklyn 99, per non dimenticare il caso italiano Boris, il dietro le quinte delle fiction, il filone di commedie ha da subito avuto un successo planetario, destinato a consolidare questi titoli come dei veri e propri cult immortali. Ma è proprio in questa natura irriverente e satirica che risiede l’elemento di novità degli ultimi anni.

Se da un lato abbiamo assistito ad una dissacrazione e buffa rappresentazione delle dinamiche, dei rapporti e delle personalità che si possono incontrare all’interno di un ufficio, oggi il paradigma si sta rovesciando e il tono con cui questi temi sono portati sullo schermo sono visibilmente più cupi e drammaticamente realistici. Il genere drama sta lentamente prendendo il posto delle risate e sembra che al pubblico il risultato stia piacendo davvero tanto.

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La nuova era della Workplace TV

I tempi sono ancora freschi e i titoli da segnare nella propria watchlist sono pochi, ma possiamo affermare con certezza che esistono già due prodotti veramente imperdibili che hanno segnato un prima e un dopo nella storia della serialità.

Primo caso mediatico del genere workplace è indubbiamente Scissione (Severance in originale), distopico firmato Apple Tv+ che, con le tinte di un thriller-psicologico, ci porta in un futuro non meglio precisato, in cui i dipendenti di un’importante azienda statunitense sono sottoposti ad una pratica sperimentale chiamata “scissione”: la vita personale viene separata dai ricordi lavorativi, creando due versioni di sé che conducono esistenze parallele. Seduti sulla scrivania, svolgendo i propri compiti giornalieri, la produttività non viene intaccata dai pensieri e dai problemi quotidiani; fuori dall’ufficio, il cruccio del lavoro smette di generare tensioni e preoccupazioni, lasciando la mente libera di coltivare hobby e interessi.

In questo racconto crudele, in cui l’ironia è dosata al punto giusto, i personaggi sono vittime di un’ideologia fin troppo attuale in cui ogni individuo è mercificato, valutato in base al suo rendimento e ogni senso di umanità è ridotto all’osso. Ma la speranza è l’ultima a morire, e Mark, Helly, Dylan e Irving dimostreranno che la voglia di vivere, la libertà di amare e il desiderio di felicità non possono essere cancellati.

Il caso The Bear

Lasciamo ora la piattaforma della mela bianca per entrare nella homepage di un altro servizio streaming di grande successo. Disney Plus non è rimasto a guardare e nel 2022 ha sfornato un piccolo ma imperdibile gioiello televisivo, che ci porta direttamente all’interno di una trascurata paninoteca di Chicago.

Otto episodi possono bastare per creare uno show spettacolare? Ebbene sì, The Bear è lo straordinario dietro le quinte della vita di un giovane chief, Carmy Berzatto, che dopo aver lasciato il mondo stellato della haute cuisine, si ritrova a gestire lo sgangherato locale di famiglia e una brigata svogliata che ha perso la motivazione. Urla, incendi improvvisi, corse contro il tempo, sono il pane quotidiano della compagine col grembiule, e offrono una testimonianza precisa e spaventosamente realistica dei ritmi disumani e selvaggi del settore gastronomico, ma senza rinunciare al racconto intimista dei singoli personaggi, vittime e carnefici allo stesso tempo di un meccanismo malato.

In questo delizioso piatto televisivo, non mancheranno momenti drammatici ed emozionanti, come la riscoperta della passione per la cucina, la frustrazione dei sogni infranti, i desideri di ambizione, il tutto nel nome dell’amore per il cibo.