Tra cliché maschili e crisi identitarie, Maschi veri, la nuova serie Netflix, usa l’ironia per smontare i codici tossici della virilità riuscendoci a pieni punti

Tra i titoli meno pubblicizzati ma più incisivi del catalogo Netflix c’è Maschi veri (Manhood in originale), serie olandese che ha il merito di affrontare un tema ormai inflazionato, quello della mascolinità tossica, ma con uno sguardo nuovo: sarcastico, intelligente e totalmente privo di retorica. In un panorama saturo di “serie statement” che si prendono tremendamente sul serio, Maschi veri riesce a smontare il patriarcato… ridendoci su.
Ma non con leggerezza superficiale: con chirurgica precisione.
La trama di Maschi veri
La storia della nuova serie Netflix ruota attorno a quattro uomini, normali, borghesi, imperfetti, che si ritrovano a partecipare a un corso di “mascolinità consapevole“. Prodotta da Matteo Rovere per Groenlandia, casa di produzione italiana del gruppo Banijay, e rappresenta il remake italiano della serie spagnola Machos Alfa, uscita nel 2022 su Netflix.
I protagonisti sono Mattia (Maurizio Lastrico), Massimo (Matteo Martari), Riccardo (Francesco Montanari) e Luigi (Pietro Sermonti): quattro amici sulla quarantina, ognuno con le proprie fragilità, in cerca di un nuovo equilibrio in un mondo che li mette costantemente alla prova.
Abituati a comportarsi da maschi alfa, si trovano costretti a rivedere le proprie convinzioni, soprattutto sul piano delle relazioni, del lavoro e dell’identità personale. Tra partite di padel, tradimenti, gelosie e crisi esistenziali, i quattro si rendono conto che per sopravvivere nel presente non basta più essere “uomini veri”, ma uomini consapevoli.
Ma il vero colpo di scena è il tono: il patriarcato qui non viene spiegato, viene esposto. I personaggi sono pieni di cliché, chi ha paura del femminismo, chi crede che piangere sia da deboli, chi pensa che la virilità passi per la conquista sessuale, ma proprio per questo risultano autentici. E attraverso le loro goffe evoluzioni (spesso esilaranti), la serie mette lo spettatore di fronte a una domanda scomoda: e se fossimo anche noi un po’ così?

Maschi veri funziona perché è autoironica. Non punta il dito, non divide il mondo in buoni e cattivi, non trasforma la critica sociale in slogan da maglietta. Mostra invece le contraddizioni degli uomini di oggi, cresciuti in un mondo che ha promesso potere e controllo, e ora si ritrovano a gestire vulnerabilità, relazioni e identità senza più un manuale.
La serie non punta ad un messaggio, che tanto è palese, ma nella tensione continua tra ciò che ci è stato insegnato e ciò che (forse) possiamo diventare.
In definitiva, Maschi veri è una satira pungente e necessaria. Non offre soluzioni, ma apre spazi di riflessione. E lo fa con intelligenza, ritmo e — miracolo! — facendo ridere. Il patriarcato è (anche) una farsa, e questa serie ce lo ricorda con uno specchio tanto comico quanto crudele.