Il documentario su Wanna Marchi realizzato da Netflix racconta la storia leggendaria in cui si possono intuire i primi indizi dell’era degli influencer

documentario su Wanna Marchi - Neomag.

Netflix punta tutto sul documentario che racconta uno dei personaggi di punta degli anni 90: Wanna Marchi. Disponibile dal 21 settembre sulla piattaforma di streaming sono disponibili i quattro episodi dedicati alla celebre regina delle televendite che, a colpi di fanghi, insulti e inesistenti creme scioglipancia, ha truffato mezza Italia. Così, a oltre 30 anni di distanza, gli italiani saranno tutti di nuovo incollati davanti alla tv, a guardare Wanna Marchi e figlia per poi, di nuovo, parlare di loro.

Era già chiaro che questa docu farà discutere: ancora e ancora.

La protagonista

Il documentario non è stato realizzato “solo” con il materiale d’archivio. Il vero colpo di genio della serie Wanna è stato convincere proprio Wanna Marchi in persona, nonché sua figlia Stefania Nobile, a farsi intervistare. E Gratis. Per ore e ore. Senza alcun controllo editoriale sulle domande e il montato. Il risultato è stato pazzesco. Un racconto ultra pop, fresco e accattivante, dove emerge con forza la potenza dialettica della Marchi che parla, snocciola aggettivi, battute, ammicca alla telecamera. Diventi suo, e non sai nemmeno perché. Lei parla, tu ti perdi.

La storia della Marchi è indiscutibilmente leggendaria e affascinante. Diventa una delle prime televenditrici italiane, riconoscibile dallo styling, tipico si una signora di paese vedova ma arzilla. Un outfit che, da oltre trent’anni, è sempre iconico: fuseaux e maglie in acrilico, bigiotteria a profusione, capelli rosso fuoco, acconciati in pettinature punk. E come dimenticare le grida alla telecamera, gli occhi fuori dalle orbite, gli insulti ai telespettatori. A guardare i video oggi la reazione sembra essere la stessa per molti:

ma come facevano a credere a quella schifezza che veniva propinata in tv?

È sempre lei a suggerirci la risposta: sono dei coglioni.

Wanna - neomag.

I guadagni da capogiro

Negli anni Ottanta poteva essere paragonata ad una delle attuali influencer, forse la capostipite, con guadagni da capogiro. «12-15 miliardi al mese» emerge nel documentario, fu chiamata addirittura dalla Rai per vendere i biglietti della Lotteria Italia. Nel 1988 incise una canzone che si intitolava come un suo celebre intercalare, «D’accordo?», che entrò anche in classifica. Poi la fine del sogno. Tra i momenti più esilaranti, spicca sicuramente la scena dell’acqua: mentre parlava del marito, Wanna si interrompe e chiede un bicchiere d’acqua. Beve, ma l’acqua le va di traverso. “Vuole che ci fermiamo un attimo?”, chiede l’intervistatore. “Ma stiamo scherzando? Questo è mio marito che mi tormenta anche da morto… continuiamo! Mica gliela do vinta”. Seguono annessi epiteti poco lusinghieri rivolti al consorte defunto.

Si capisce quindi che gli autori saranno stati ben contenti di scrivere questa docu-serie, trattandosi del classico caso di serie che si scrive da sola: la storia di Wanna Marchi non ha un singolo dettaglio che non sia d’eccellenza narrativa. È che negli ultimi anni ad essere sfruttato è stato soprattutto “l’effetto trigger” che ha sulle persone, che quando la vedono appunto ricordano che c’era da indignarsi. Nel 2017, la shitstorm sui social le costò l’esclusione d’ufficio dall’Isola dei Famosi.

wanna marchi e stefania nobile - neomag.

Il parallelismo con le influencer

«Lei, Wanna, ha quest’immagine forte, vincente, convincente».

Dice Franca Leosini in una puntata di Storie Maledette. Da qui sembra facile il parallelismo con certe influencer di oggi; eppure, Wanna non ha mai rinnegato le sue umilissime origini, non si è mai atteggiata a strategist, né ha tentato di vendere scioglipancia spacciandoli per empowerment.

Oggi non accettiamo più di farci dire che siamo “grassi, brutti e poveri”, ad oggi ci viene detto di “accettare il nostro corpo così com’è”, di “essere sempre sé stessi”. La voglia d’illuderci sembra non essere cambiata, ma la frattura tra noi e la realtà si è fatta più ampia. Oggi i truffati e i truffanti sono uniti in questa specie di rituale, dove i miracolati dall’algoritmo dei social vengono portati in cima e idolatrati; poi quando qualcuno svela l’inganno sembra esserci piacere nel vederli cadere rovinosamente tra le acclamazioni del pubblico indignato.

La signora Marchi sta per tornare alla ribalta?