Blonde, film di Netflix dedicato alla vita di Marylin Monroe, racconta davvero dell’attrice? Piovono critiche su un ritratto che sarebbe poco attinente ai fatti

È stata sicuramente una tra le attrici più famose del cinema anni ’60. Un’icona di moda e di stile. Amatissima dalle donne per la sua bellezza e per il suo portamento, adorata dagli uomini come un sogno erotico impossibile. Marylin Monroe è stata consacrata a mito non solo per la sua indiscussa bellezza e per il suo talento ma, soprattutto, per i suoi amori tormentati e per una vita sregolata fatta di alcol e ansiolitici.
Proprio per questo la Monroe si è spenta troppo presto mentre era all’apice della carriera. La sua morte, che ancora oggi è avvolta nel mistero, non ha fatto altro che accrescere la sua fama dentro e fuori il grande schermo. Ecco così spiegati gli innumerevoli film dedicati all’attrice che tentano di immortalare la vita di Marylin Monroe.
La trama di Blonde
Blonde, è l’atteso film Netflix con Ana de Armas che ritrae la vita di Monroe come una quasi ininterrotta serie di disgrazie, tra cui svariate violenze sessuali, e, alquanto sorprendentemente, finisce per parlare tanto di aborto quanto dell’icona americana protagonista. Ad oggi è nella top 10 dei film più visti del colosso dello streaming ma è anche il più criticato dalla stampa e dal pubblico. Premiato solo per l’interpretazione di Ana de Armas, la pellicola resta comunque molto contestata per un’immagine troppo “cruda” della stella di Hollywood e di tutto il mondo del cinema.
Ma la vera domanda è: sono tutti veri quei “segreti” rivelati sulla vita di Marylin?


Un ritratto molto duro
Undici anni di lavorazione per adattare l’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates e cercare di scindere l’attrice dalla donna comune. Il film, tuttavia, non fa altro che estremizzare i punti forti del libro, cercando di raccontare la difficoltà di essere una donna nel mondo del cinema e, soprattutto, di focalizzarsi su tutti i vizi e le poche virtù di un’icona che non ha mai dimenticato il suo passato da ragazza povera. Possiamo quasi azzardare nell’ipotesi che, all’interno del film di Netflix, c’è la Marylin che ammicca, c’è la Marylin sexy e spregiudicata ma non c’è il suo cuore. Blonde è considerato una colossale menzogna, come se fosse un film sulla vita di Marylin Monroe, ma anche come se non lo fosse. È estremo e decisamente crudo.
Sempre svampita e con poca memoria nel ricordare le battute, Marylin è tra il 1949 e il 1950 che ha cominciato a imporsi nel mondo dello showbiz. Blonde non si sofferma su questo, o meglio, cerca di farlo ma lo fa con un intento sbagliato, puntando il dito sul problema del sessismo e su ciò che si respirava a Hollywood durante l’epoca d’oro. Un’idea non così distante da quella di oggi. Ma non è tutto. C’è una scena in particolare, esattamente in cui l’attrice parla con il suo feto morto, che ha fatto indignare il pubblico e, soprattutto, quello delle associazioni pro-aborto.

Vale la pena vedere Blonde?
Una donna considerata semplice, sicuramente figlia di un’altra epoca. La Marylin raccontata nel film è sicuramente lontana da quella cui siamo abituati, non quella patinata delle riviste. Blonde è un film si prende molte libertà ma che, tuttavia, non è dato sapere se siano vere o presunte. Il nostro consiglio è quello di vederlo anche solo per comprendere il lato “oscuro” di una donna vittima del suo successo.
Non piacerà ai puristi ma risulterà interessante per chi vuole scoprire qualcosa di più su Marylin.