Siamo nel periodo degli Oscar e nei cinema imperversano film di registi del calibro di Tarantino, Tornatore e Iñárritu.
Tuttavia, se non siete in vena di discutere del depilato culetto di Di Caprio in The Revenant o di piazzare scommesse sul numero di ‘motherfucker’ di Saumel L. Jackson in The Hateful Eight, ma siete alla ricerca di un pò di sana e rilassante ignoranza ecco Zoolander 2.

Il sequel del film cult del 2001 ( Zoolander ndr.) arriva sul grande schermo tra l’entusiasmo dei fan. I due protagonisti Derek Zoolander (Ben Stiller) e Hansel McDonald (Owen Wilson), dopo essersi allontanati dai riflettori dell’alta moda internazionale, ritornano alla ribalta per contrastare la loro nemesi: Mugatu (Will Ferrel). Da subito la trama soffre di diversi buchi di sceneggiatura, ‘abilmente’ aggirati sfruttando la comicità demenziale del film, difetto che tuttavia caratterizzerà l’intero lungometraggio. Dopo soli 15 minuti, sullo schermo appare una bellissima Penelope Cruz (Valentina) che, con questa interpretazione, riesce a mettere in pericolo quanto fatto di buono in anni di carriera. Per i puristi del cinema, il suo doppiaggio italiano (seppur intriso leggermente di spagnolo) è veramente una tortura.
Altro elemento disturbante del film è la cattiva distribuzione delle parti tra i due protagonisti, Derek e Hansel. Infatti il personaggio interpretato da Owen Wilson non viene per nulla approfondito, ma trattato con superficialità, nonostante abbia alle spalle un intreccio familiare a dir poco surrealistico.
Parallelamente il personaggio di Ben Stiller viene fatto comprendere appieno allo spettatore che, per tutta la durata del film (1h e 42min), viene ipnotizzato dalla sua espressione magnetica che tanto lo ha reso celebre: l’immortale ‘Magnum’.

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Sono aspetti che tuttavia non prevedono un’influenza grave sullo svolgimento della pellicola, poichè è chiaro fin da subito che il prodotto non ha grandi pretese. Diversi, infatti, sono gli aspetti positivi che fanno gioire lo spettatore, purchè quest’ultimo abbia un minimo background culturale di moda, altrimenti neanche si ride. Perché? Perché l’intero film è una grande miniera di citazioni e cammei di numerosi stilisti e personaggi del mondo dello spettacolo.
Le apparizioni dei VIP sono continue e spesso ben camuffate. Partendo da Justin Bieber ad inizio film a Rodolfo Valentino nella scena finale, passando per Sting che interpreta (male) se stesso, ci troviamo di fronte ad un’opera che fa della satira del mondo dell’alta moda il suo punto forte. Altro aspetto positivo, per noi italiani specialmente, è la scelta della location: Roma. Inizialmente in lizza con Milano, è stata scelta per la sua migliore resa cinematografica. Ne gioiamo soprattutto per la bellezza delle scene diurne, coadiuvate  dalla gestione dei colori e dalle inquadrature, chiare citazioni alle opere di De Sica e del più recente Sorrentino.
L’unica vera, grande soddisfazione che Zoolander 2 ci regala la troviamo nelle scene iniziali dove il sopracitato Justin Bieber viene barbaramente trivellato di colpi da un misterioso sicario (anche questa rappresenta un rimando ad una vecchia apparizione di J.B. in una puntata di C.S.I Miami).
Insomma, Zoolander 2, sicuramente non sembra essere destinato a diventare cult come il suo predecessore, ma, nonostante ciò, uscendo dalla sala non ci si sente derubati dei propri soldi.

Fausto Della Villa