Omicidio di Maurizio Gucci ad opera dell’ex moglie Patrizia Reggiani: «Ho fatto ammazzare Maurizio per stizza»

Omicidio di Maurizio Gucci - Neomag.



Al giorno d’oggi il nome di Gucci equivale al mondo della moda. Parlare di Gucci vuol dire parlare di Alta Moda. Oggi si potrebbe pensare che l’enorme successo sua dovuto anche all’ascesa cui ha contribuito il direttore creativo Alessandro Michele, ma in realtà bisogna scavare più a fondo. bisogna andare ai tempi in cui l’intera famiglia Gucci era più famosa del brand stesso. Associati spesso a personaggi di una telenovela, stracolmi di scandali, tradimenti e doppi giochi, arrivarono all’apice del ‘successo’, se così vogliamo dfinirlo, con l’omicidio di Maurizio Gucci nel 1995.

Una storia che verrà ripresa nel film ‘House of Gucci‘ in uscita nei prossimi mesi e che ha portato a galla il clamore verso la famiglia di quegli anni.

Chi è Patrizia Reggiani?

«Ero la regina di Milano, bisognava andarci piano con me»

Così si descrive Patrizia Reggiani in un’intervista al Corriere della Sera rilasciata l’anno scorso. Dopo aver divorziato da Maurizio Gucci il suo compenso era di 200 milioni al mese, diventati poi 60 milioni nel 1990 e solo 20 l’anno successivo, permettendo così a Patrizia e alle figlie di vivere ancora nel lusso. Col tempo iniziò a manifestare il suo crescente odio per il marito: prima per le sue spese irresponsabili; poi per il suo fidanzamento con una sua vecchia amica, Paola Franchi nel ’92,  divenuta poi la sua compagna nel ’94.

Celebre è divenuta con il tempo la domanda fatta al suo avvocato, Cosimo Auletta: «Avvocato, che mi succede se faccio fuori mio marito?» Alla domanda l’avvocato si licenziò e avvisò Maurizio, che comunque era al corrente delle intenzioni della moglie.

Per te l’inferno deve ancora venire

Nel 1991 alla Reggiani viene diagnosticato un tumore benigno al cervello, rimosso poi con successo. Nonostante la vicinanza delle figlie e della madre, la Reggiani nota la mancanza di Maurizio, che la fa infuriare. In un messaggio telefonico che venne registrato, infatti, Patrizia disse all’ex marito: «Per te l’inferno deve ancora venire». Nel frattempo inizia a domandare a destra e a manca se qualcuno conosce un killer a contratto per uccidere il proprio marito: lo chiese al suo fidanzato dell’epoca, lo chiese anche alla governante della propria casa, Alda Rizzi, a entrambi propose un pagamento di due miliardi di lire.

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L’omicidio di Gucci

Per l’omicidio di Gucci fu assodatoIvano Savioni, il portiere di un malfamato albergo in Via Lulli, che a sua volta assoldò Benedetto Ceraulo e Orazio Cicala, i due killer. La cifra pattuita per l’omicidio fu di 500 milioni, di cui 150 vennero versati immediatamente. Per confermare il colpo, la Reggiani si fece firmare una ricevuta che consegnò successivamente in una busta chiusa a un notaio: le sarebbe dovuta tornare utile per le indagini.

Il 27 marzo 1995 Maurizio Gucci,  mentre sta entrando nell’ufficio della sua nuova società, viene ucciso da una calibro 32 con tre colpi di pistola. Il primo sotto la scapola sinistra, il secondo al gluteo, il terzo e ultimo direttamente alla testa. Così viene definitivamente ucciso Maurizio Gucci che resterà a terra esanime. In quel preciso momento era iniziato il mistero che per anni ha avvolto l’omicidio Gucci.

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Dopo l’omicidio

Nelle ore che seguirono l’omicidio di Maurizio Gucci, Patrizia Reggiani fu assediata dai giornalisti. La dichiarazione rilasciata successivamente ai giornalisti, al telefono, fu la seguente:

«Umanamente mi dispiace. Ma dal punto di vista personale non posso dire la stessa cosa».

Mesi dopo le indagini della polizia sui mandanti dell’omicidio si perdevano in diverse potenziali direzioni che, con il tempo, si rivelarono false. Dopo che la Reggiani si rifiutò di dare altri soldi agli esecutari dell’omicidio, fu denunciata dagli stessi. Alle cinque meno un quarto di venerdì 1 febbraio 1997, la Criminalpol irrompe nell’appartamento di Corso Venezia in cui abitava Patrizia.

La donna era nel corridoio, indossando una vestaglia e non battè ciglio quando le misero in mano le trentotto pagine del mandato di cattura che la riguardavano. Venne portata in caserma indossando un visone e orecchini d’oro, la cui foto è diventata celebre. A mezzogiorno la polizia aveva arrestato tutti i complici dell’omicidio.

I media di tutto il mondo osservavano il processo, che si concluse fra finti colpi di scena e continui tentativi di discolparsi. La sentenza venne letta il 3 novembre 1998: Benedetto Ceraulo, esecutore materiale dell’omicidio, finirà in carcere a vita; Patrizia Reggiani sconterà 29 anni come anche Orazio Cicala, l’autista del killer.