Il Johatsu in Giappone diventa sempre più frequente, ossia l’espandersi della cultura degli evaporati. Di cosa parliamo esattamente?

Johatsu - Neomag.

“È un tabù enorme”, “È qualcosa di cui non si può realmente parlare. Ma la gente può sparire perché c’è un’altra società sotto la società giapponese. Quando la gente scompare sa che può trovare un modo per sopravvivere”.

E’ quanto afferma Mauger al New York Post , riguardo i casi di scomparsa riconducibili al Johatsu e all’ enorme pressione che la cultura giapponese mette sul ‘salvare la faccia’.

Johatsu è un termine che si riferisce a un fenomeno misterioso e inquietante, che getta la sua ombra sulla società giapponese già da diversi decenni.

                                                                                

Perchè i Giapponesi spariscono

La tendenza dei giapponesi a “scomparire” è emersa alla fine degli anni Sessanta, supportata da un film del 1967 intitolato A Man Vanishes, nel quale un uomo improvvisamente si lascia alle spalle lavoro e fidanzata e sparisce.

Alla fine degli anni Settanta,  i giovani lavoratori cresciuti in campagna scappavano dal lavoro duro verso le città.

Esisteva una figura che aveva il compito di trasferire questi johatsu in villaggi e città lontane durante gli anni Novanta. I cosiddetti  “traslocatori notturni”. Il loro lavoro consisteva nel portare la gente in nuove location segrete, sotto la copertura dell’oscurità. Secondo PRI gli anni Novanta furono un’epoca di boom per questi “traslocatori notturni”. L’economia era appena crollata e tante persone cercavano una via d’uscita.  

La scomparsa di molti esseri umani divenne un vero e proprio business.

In un libro intitolato The Vanished: The ‘Evaporated People’ of Japan in Stories and Photographs (Gli evaporati del Giappone attraverso storie e fotografie)  l’autrice francese Léna Mauger e il fotografo Stéphane Remael raccontano che le famiglie dei johatsu avrebbero preferito che la persona scomparsa non avesse provato tanta vergogna. Difatti affermano:

Vogliamo soltanto avere sue notizie(riferendosi ad un parente “evaporato”), non deve tornare a casa. Se ha bisogno di soldi, glie li mandiamo.”

Evaporati - Giappone - Neomag.

Alla base di queste sparizioni c’è quasi sempre un senso di vergogna e frustrazione che troverebbe nella scomparsa l’unica alternativa al suicidio.

Una sparizione amministrativa che permette di ricostruire una vita, un lavoro, nuovi amici e forse una nuova dignità. L’identità negata di cui si cerca disperatamente di riappropriarsi.

Sparireste mai sul serio per riapparire altrove, lasciandovi alle spalle la vecchia cara identità?