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William Rosewood, 24 anni, è un giovane artista con sede in Olanda, dove attualmente studia e lavora.

La sua ‘missione creativa’ inizia molto presto, quando,  all’età di 16 anni, decide di inserirsi nel mondo dell’abbigliamento, autopromuovendosi attraverso incontri e sponsorizzazioni e maturando così una particolare attitudine per il design e la comunicazione.

A 17 anni inizia gli studi presso la Willem de Kooning Academy di Rotterdam conseguendo nel 2015 la laurea in belle arti. In questi anni William si rivela un artista poliedrico e anticonvenzionale, dimostrando di non temere il confronto con il conformismo accademico e riuscendo così a dar vita a un proprio stile fatto di ricerca e sperimentazione.

Afferma:

“Credo che non si diventi artisti, ma che lo si nasca. Bisogna solo perseverare il talento e migliorarsi durante gli anni.”

Quello del giovanissimo artista, dunque, è un percorso all’insegna della curiosità, della ribellione e di una stravaganza appassionata che lo contraddistingue e che si manifesta non solo attraverso la pittura, ma anche in esperimenti con materiali non convenzionali. Inoltre William non si limita al mero aspetto creativo, uno dei suoi punti di forza, infatti, sta nel saper coniugare l’arte con le sue capacità imprenditoriali e nell’instaurare contatti e collaborazioni con altri artisti.

Nel giugno 2015 Rosewood realizza la sua prima mostra: The Richness of the Nature we Destroy, durante la quale presenta delle riproduzioni di teschi animali ricoperte con oro 24 carati, simboleggiando la ricchezza intrinseca della natura, metafora che induce inevitabilmente ad un parallelismo con Damien Hirst.

… Ma quando proviamo a chiedergli se si ritrova in questo paragone William ci risponde così:

Ahah, che onore! Certamente seguo il suo lavoro e ne traggo ispirazione, mi piace il suo modo di esprimere determinati concetti attraverso l’arte e apprezzo molto come nelle sue istallazioni riesca a trasformare la quotidianità in opere. L’aspetto interessante è che il pubblico riesce a comprenderne a pieno il messaggio e a compenetrarsi. Credo che la comunicazione sia una grande dote ma dopotutto è quello che faccio anch’io, raccontare le mie storie attraverso l’arte.

Dunque che significato ha l’ oro nella serie The Richness of the Nature we Destroy?

Beh, l’oro è sempre stato un materiale prezioso, quasi sempre legato alla santità e al divino. Coprendo i teschi con questo materiale creo delle immagini iconiche come se gli animali fossero delle divinità.

Il titolo The Richness of the Nature we Destroy parla da solo. Credo che la distruzione del pianeta messa in atto dall’uomo  sia contro natura. Coprendoli d’oro, in un certo senso è come se deificassi gli animali, rendendoli immortali come dei santi o delle divinità, cercando di far comprendere quanto tutto questo sadico egocentrismo sia sbagliato.

Sappiamo che nutri un particolare interesse per il Rinascimento italiano. Pensi che in qualche modo abbia influenzato il tuo lavoro?

Assolutamente, il Rinascimento italiano mi ha sempre interessato. Aldilà del fatto che leggo molto di storia dell’altre in generale, questo periodo mi  piace perché è ricco di simbolismi. Si, decisamente influenza la mia produzione artistica, ad esempio nel mio nuovo progetto ho usato dei simboli nascosti, credo che sia il modo migliore di raccontare una storia non cadendo nella banalità.

Anche nella tua seconda serie “π = ∞” (PI = INFINITY) fai uso di simbolismi particolari…

Si esatto, il dipinto su supporto circolare sta a simboleggiare il mondo mentre i pesci simboleggiano l’umanità. Se si osserva bene, ogni dipinto ha il suo speciale tancho koi, ovvero una carpa con una macchia rossa sulla testa che nella cultura popolare giapponese è considerata simbolo di amore e amicizia. Ciò che simboleggia é che se sarai onesto con te stesso  potrai distinguerti ed essere speciale e unico nella nostra società. Credo che tutti almeno una volta nella vita abbiamo incontrato una persona così.

Malgrado la tua giovane età hai alle spalle numerose esperienze. Cosa sentiresti di dire ad un giovane creativo?

Sii te stesso e segui il tuo cuore, crea, non smettere mai di creare. La vita da artista non è facile, sappi che avrai momenti difficili ma non lasciare che ti impediscano di creare perché alla fine le persone riconosceranno la tua sofferente e pura visione artistica.

Intervista a cura di Claudia Melchiorre

in collaborazione con Francesca Gagliardi.